Terremoto in Giappone: produzione Sony e Nissan in lenta ripresa

 Le notizie, in verità, sono piuttosto frammentarie e discordanti ma, almeno in queste ore, sembra che la Sony e la Nissan possano riprendere a breve la loro produzione. La prima, proprio ieri aveva fatto sapere che avrebbe rispettato uno stop almeno per le prossime settimane, ma da oggi sembra che le sue intenzioni siano cambiate. Le sedi centrali del colosso nipponico si trovavano proprio nella zona di Fukushima, dove oltre al terremoto e al conseguente tsunami, da tempo ormai il rischio nucleare è alto. In un primo tempo ha messo in sicurezza i dipendenti bloccando le strutture, ora potrebbe tornare a produrre piano piano anche per scongiurare un disastro economico che già sta molto incidendo, non solo nelle casse dell’impresa, ma anche nell’intera economia giapponese.

Libia e l’interesse delle imprese italiane nel Paese

 Il raid in Libia per l’operazione “Odissea all’alba” è iniziata e l’Italia si è schierata tra i “volenterosi” per fermare le repressioni nel Paese. Ha messo a disposizione aerei e basi strategiche per muoversi insieme a Francia, Gran Bretagna e America nel nome della pace. Tuttavia, è innegabile che forti interessi economici ci siano da parte di tutti, Belpaese in primo luogo.

Giappone: terremoto ferma produzione videogiochi

Gli amanti dei videogiochi, forse per qualche tempo non vedranmno tra gli scaffali dei negozi specializzati troppe nuove uscite, perchè i fornitori principali che avevano le loro sedi più grandi in Giappone, sono fermi per via del disastroso terremoto che ha colpito il Paese. Tra l’altro, molte strutture si trovavano proprio a breve distanza dall’area in cui il pericolo nucleare è tutt’altro che remoto. In territorio nipponico, la situazione è molto grave e il livello di radiazioni intorno a Tokyo e Fukushima ha portato pure diverse imprese note di fotografia a chiudere i battenti o rallentare il lavoro. Tra di esse pure Canon, Panasonic e Nikon.

Aziende: solo 4 dipendenti su 10 stabili

Se si parla di crisi economica che si allontana e di aziende che ricominciano ad assumere, con un codice etico acquisito e senza favoritismi in vista, è pur vero che non è tutto oro quello che luccica, come si suol dire. Le imprese con meno di 250 dipendenti firmano nuovamente qualche contratto, ma solo pochissimi sono davvero degni di nota. Se è vero, però, che la speranza è l’ultima a morire, allora si può dire che quest’anno l’incremento è legato soprattutto all’industria manifatturiera e alle costruzioni. A tempo indeterminato, però, sono solo 4 dipendenti su 10 e questo scoraggia soprattutto i più giovani che devono costruirsi un futuro. Non è troppo diverso, comunque, per le altre generazioni, che si sono ritrovate a casa dopo una vita di lavoro e adesso stentano a trovare un impiego che duri più di qualche mese e che sia adatto alla propria qualifica.

Assunzioni: nuove regole per le aziende

 Il sogno di un posto di lavoro a tempo indeterminato non ti ha mai abbandonato? Allora da oggi dovrai far parte di quell’infinito numero di persone che prenderà parte ai concorsi pubblici, diventati obbligatori in moltissime grandi aziende. In più, le nuove regole per le imprese garantiscono l’impossibilità di scegliere per un ruolo diringenziale un parente del capo. Per impieghi e collaborazioni le cose cambiano, ma forse l’ombra della crisi che si allontana porterà a nuovi contratti e senza più grossi favoritismi. Amministratori e dirigenti, saranno costretti a rivedere per bene il codice etico e a rispettarlo, anche perchè non scamperanno a verifiche e controlli a campione. Questo il nuovo codice delle assunzioni nelle societa’, enti e aziende del Gruppo Roma Capitale presentato in Campidoglio dal sindaco Gianni Alemanno e dall’assessore capitolino al Personale, Enrico Cavallari nei giorni scorsi.

Giappone: aziende di videogiochi stanziano fondi per aiuti

 La catastrofe in Giappone, non ha riguardato soltanto il terremoto di qualche giorno fa, con il conseguente tsunami e le scosse di assestamento ma si teme per un rischio nucleare tutt’altro che remoto. In realtà, infatti, le centrali che si trovavano a qualche centinaio di chilometri da Tokyo, sono state danneggiate pesantemente dalla scossa e adesso moltissimi residenti sono stati evacuati per evitare un contatto prolungato con eventuali radiazioni. Una Nazione in ginocchio ha bisogno di aiuti internazionali e tutti si sono prestati, anche se in realtà, è più dall’interno che le manifestazioni di vicinanza si fanno commuoventi. Come quella delle aziende di attività ludiche, soprattutto quelle che producono videogiochi, che stanno davvero tendendo la mano ai giapponesi.

Mercato del lavoro: stipendio dei giovani scende a 800 euro

Se una volta i giovani che si affacciavano per la prima volta al mercato del lavoro, facevano parte della cosiddetta “generazione 1000 euro“, adesso le cose se è possibile vanno ancora peggio. Se, infatti, la crisi economica si è fatta sentire su larga scala, portando le aziende al fallimento e alla riduzione del personale, non è andata meglio a chi mantiene il proprio impiego, soprattutto se molto giovane, che ha dovuto accettare dei compromessi economici al limite della fame. Cresce, in questo modo, la necessità di restare più tempo in casa con i genitori e chiedere loro aiuto, in attesa di potersi sposare, avere figli o comunque di cercare la propria indipendenza.

Stress da lavoro: se ne parla ancora troppo poco

 Se fino al 2008 era considerato quasi una sorta di pigrizia da parte del lavoratore e non meritava un nome appropriato e neppure una terapia ad hoc, adesso finalmente si comincia a muovere qualcosa in tema del cosiddetto stress da lavoro. Di recente, tra l’altro, è stato varato il nuovo Testo Unico 81 che detta le regole per la salute e la sicurezza sul lavoro. Una delle novità, ad esempio, è proprio quella di valutare il livello di stanchezza mentale e fisica del dipendente all’interno dell’impresa e di capire cosa si può fare per migliorare la situazione.

Fallimenti aziendali: almeno 30 al giorno nel 2010

La notizia non è certo positiva ed, infatti, la statistica dei fallimenti aziendali in un sistema di monitoraggio che giunge fino al 2010 è in costante aumento. Solo una manciata di mesi fa, infatti, le chiusure o comunque la bancarotta interessavano circa 30 strutture al giorno. Una cifra incredibile, che denuncia quanto sia necessario per le ditte ricevere finanziamenti o agevolazioni per superare questo momento di crisi economica, arrivata ormai al limite.

Aziende: il Carnevale le fa rifiorire

 Le aziende che lavorano per muovere la grande macchina che prende il nome di Carnevale, in Italia, sono moltissime e in continua crescita. Si va dalle imprese che realizzano i costumi del periodo carnascialesco su misura, a quelle che si occupano della produzione di dolci tipici: insomma oltre 500 strutture in tutto il Belpaese. Ottimo anche il settore export ed import con l’interscambio con l’estero di maschere, costumi, coriandoli e oggetti di vario tipo con un solo must: colore e originalità.

Social network e aziende: con facebook aumentano licenziamenti e divorzi

E’ chiaro che non si può creare dell’allarmismo esagerato, per cui è bene specificare subito che lo sviluppo di social network come Twitter o Facebook, ad esempio, ha di sicuro apportato al mondo del web incredibili benefici negli ultimi anni. Tuttavia, visto che passare da un uso corretto ad uno piuttosto discutibile è molto facile, sembra che proprio quest’ultimo sia la causa di una aumento continuo di divorzi e licenziamenti.

Regalistica aziendale: studi e controlli sulle spese dell’impresa

In tempi di crisi economica, lascia davvero a bocca aperta la scoperta che almeno il 20% delle imprese italiane, investe in regalistica aziendale una cifra estremamente alta, questo indipendentemente dalla sua grandezza. Che sia una piccola o una media struttura, infatti, sembra che ogni dodici mesi vengano spesi oltre 20 mila euro. In più, secondo gli ultimi controlli pare che si tenda ad acquistare per il 50% prodotti a nome dell’azienda e per l’altro 50% regali d’affari destinati per il 44% al consumatore finale.

Gestione aziendale: il 66% delle imprese sono irregolari

La gestione aziendale, in Italia, avverrebbe in modo poco trasparente nella maggior parte dei casi, tanto che il lavoro nero e i problemi legati ai dipendenti mal pagati e non in quadrati secondo la legge, sarebbero in continuo proliferare. Un problema gravissimo, che è stato esasperato pure dall’arrivo della crisi economica, che ha portato molte imprese a trovare sotterfugi di ogni tipo pur di non fallire miseramente dopo anni di sacrifici e prima di raggiungere i propri obiettivi aziendali.