Lombardia: volano gli investimenti delle aziende di editoria

di La redazione Commenta

 E’ un buon momento per la Lombardia, dove gli investimenti sono ripartiti alla grande soprattutto nel settore agricolo e, in generale, la crisi economica seppur forte sembra allonarsi pian piano dal settore delle imprese. Una tendenza che ancora non ha interessato pure le altre regioni italiane ma è possibile che proprio il Nord faccia da traino alle aziende del Centro-Sud. Al momento, un’altra area in forte espansione, a sorpresa è quella dell’editoria proprio quando tra internet e italiani che di leggere proprio non ne vogliono sapere si pensava che l’argomento fosse definitivamente chiuso.

A parlare di una crescita di questo genere proprio in Lombardia, è una recente ricerca condotta dall’ufficio statistica della Camera di commercio di Milano, sui numeri del settore editoriale del 2009. Se si volge uno sguardo alle imprese, infatti, i numeri parlano chiaro e confermano in testa la Lombardia con 5.677 aziende che si occupano di libri, giornali e carta stampata. In questo senso, tra l’altro, tra attività editoriali e commerciali, rappresenta un quinto del totale nazionale con oltre 32mila imprese.

Spostandoci lungo lo Stivale, arriviamo a Roma dove si registrano 2.818 imprese che la piazzano ancora una volta sul podio e a seguire Milano con 2.642, Napoli 1.501 e Torino 1.494. Se, invece, parliamo del solo settore della produzione editoriale Milano vince con 668 imprese contro le 462 di Roma e risulta la prima città italiana.I milanesi, del resto sembrano essere coloro che si interessano più alla lettura, con una spesa annuale delle famiglie meneghine in libri, giornali e riviste di 290 milioni di euro. Incredibile ma vero: a Milano la spesa per lettura nel 2009 è stata di 425 euro a famiglia (183 per i libri, 202 per giornali e riviste, 40 per i testi scolastici), cifra che sale a 1061 considerando solo gli effettivi acquirenti (389 per i libri, 373 per i giornali e 299 per i libri di scuola). Riguardo al tempo, infine, il 44 per cento riserva a tale attività meno di un’ora, mentre il 37 per cento utilizza da 2 a 4 ore della giornata.

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