Aziende settore ortofrutta in crisi: gli italiani preferiscono i farmer’s market

di La redazione Commenta

 La spesa direttamente dal contadino, i cosiddetti farmer’s market sono la nuova scoperta di gran parte degli italiani che hanno così detto addio al modo di fare la spesa tradizionale. Ecco che subito i problemi si fanno sentire: le aziende che si occupavano dell’import dell’ortofrutta sono in crisi nera e, al momento, non sembra esserci una via d’uscita, anzi sembra che le cose possano solo peggiorare.

I consumatori oggi sono più attenti a quello che mangiano e se devono spendere qualche euro in più preferiscono conoscere la provenienza di ciò che portano in tavola. Del resto tra inquinamento e ciò che si sente in giro, come si fa a stare tranquilli? L’unico modo è tenere sotto controllo ciò che sui cucina già quando si va a fare la spesa.

I consumatori, in questo senso, chiedono provenienza, qualità e prezzo.  I dati delle importazioni del resto parlano chiaro e stanno subendo un crollo del 74 per cento soprattutto se parliamo di cocomeri dal Brasile, oppure delle pesche del Sudafrica che vantano un calo del 70 per cento. Ancora, ecco che non vanno più neppure i  mirtilli argentini con un meno 47 per cento e le ciliegie dal Cile, con un meno 15 per cento. L’analisi è stata condotta dalla Coldiretti sul commercio estero nel 2010 ed è stata resa nota in occasione della presentazione dell’annuario dei dati ambientali dell’Ispra. Chiarissima la nuova tendenza all’acquisto di prodotti locali a kmO per i quali gli italiani hanno speso nel 2010 la cifra record di oltre tre miliardi di euro. Un occhio viene anche dedicato ai prodotti freschi di stagione, sempre in primo piano. Non sceglie quasi nessuno la frutta e verdura fuori stagione proveniente da migliaia di chilometri di distanza e anche per fare girare una economia che stenta a ripartire si spendono i propri soldi per le peculiarità tutte italiane. In più ciò che non è legato a quel dato periodo è di solito poco gustoso e saporito, anche perchè raccolto quando ancora non era del tutto maturo per poter resistere a viaggi di migliaia di chilometri percorsi su mezzi inquinanti.

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