Piccole imprese: la guerra del Made in Italy

di La redazione Commenta

 Il Belpaese è probabilmente come pochi Paesi al mondo, una riserva quasi inesauribile di alimenti tipici e difficili di riprodurre senza i prodotti specifici delle nostre terre, per questo il Made in Italy va assolutamente difeso a tutti i costi. Tutti ci citano anche all’estero e le lodi si sprecano, ma questo non fa altro che fornire ad altri Stati l’idea di copiare le eccellenze peculiari. Per tentare di preservare quanto più possibile, quello che davvero nasce nello Stivale, nelle scorse ore a Milano circa 150 industriali hanno dato vita a «Reparto Produzione» un’associazione a tutela del vero Made in Italy. Sotto questo nome, quindi, vengono raggruppate le imprese che si occupano di tutte le fasi dalla raccolta e reperimento alla lavorazione di ciò che poi viene portato in tavola.

Nello statuto, poi, si può notare che non manca la possibilità di tracciare i prodotti e di seguire l’intera filiera di produzione per una tutela completa. Questo si è reso necessario e anzi una attenzione del genere mancava da tempo in quanto le imprese sono state poco rappresentate negli ultimi anni. A prescindere dalle riforme che mancano o dalle solite domande su come fare ad uscire dalla crisi, bisogna  impedire con forza che qualche struttura importi le materie prime dall’estero e, invece, ogni fase va etichettata. Chi non segue queste regole va punito e così si avrà la certezza della genuinità di quello che acquistiamo quotidianamente, pagandolo magari a prezzi ben più alti.

Del resto, anche in Italia non mancano i laboratori dove i cinesi operano in condizioni di moderna schiavitù. Gli imprenditori, però, dicono basta davvero e auspicano ad un cambiamento pure della dalla burocrazia e dalle tasse, in un processo più snello e veloce. Servono maggiori protezioni per tentare di rilanciare il settore e risollevarsi dalla crisi. Un progetto che, comunque, richiede molto tempo e impegno da parte di tutti.

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