Aziende Sardegna e frodi alimentari

di La redazione Commenta

 Terra di sole e di mare e, purtroppo, pure di frodi alimentari. La Sardegna lo scorso anno di certo non si è fatta notare soltanto per il suo paradiso naturalistico. Sono circa 140 le aziende agroalimentari delle 1346 controllate risultate in qualche modo irregolari. Ben l’11 per cento delle strutture in pratica secondo quanto comunicato nelle scorse ore dall’ispettorato centrale della tutela della qualita’ e repressione frodi di prodotti alimentari (Icqrf).Quest’ultimo è un organo del ministero delle Politiche agricole che garantisce la corretta commercializzazione dei prodotti con una sede proprio a Sassari. Non che si tratti di un fenomeno isolato e relegato solo all’isola, però è chiaro che un risultato in negativo così fa scalpore.

Nei precedenti 12 mesi sono stati compiuti 1792 controlli in 1346 aziende e prelevati 502 campioni.Tra questi di certo, sono stati accertati almeno 9 reati che poi sono stati denunciati e 154 irregolarita’ amministrative. Quali sono state le produzioni ritenute non conformi? Soprattutto quelle locali e tipiche che vanno dal settore vitivinicolo (57 irregolarità su 400 controlli), a quello lattiero-caseario (25 su 360), fino ai mangimi e mezzi tecnici (39 su 250).Il sequestro, quindi, è scattato per 31 prodotti differenti per un valore totale di 550 mila euro.

In primo piano poi i casi di frode che hanno riguardato mense scolastiche e ospedaliere (nello specifico l’ospedale Brozzu di Cagliari che ha coinvolto una multinazionale). Si parlava soprattutto di cibi somministrati di qualità inferiore a quanto garantito nelle varie gare d’appalto.Un dato gravissimo a tutto danno di chi li consumava. Ancora anche tantissimi casi di riso comune spacciato per “basmati” (ne sono stati sequestrati 70 quintali), vino generico falsamente etichettato come doc di Terralba, sementi non sottoposte a controlli ufficiali (sequestrati 440 quintali).Per finire da notare pure le mozzarelle di bufala di colore rosa a pois. Non sono state risparmiati neppure le carni e i formaggi comunitari, molti dei quali erano spacciati con marchio di provenienza sarda.

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