Lombardia aziende: calano le assunzioni dei diversamente abili

di La redazione Commenta

 La Lombardia resta una delle regioni dove più difficilmente vengono assunti, almeno in maniera stabile, le persone che soffrono di qualche disturbo cronico più serio. In particolare i diversamente abili sono calati di numero nelle aziende, secondo quanto riferisce l’ultimo report risalente però al 2009. Per loro sarebbe anche molto complesso trovare lavoro, non ultimo per le imprese che non hanno servizi adatti alla loro condizione. Sembra che solo il 2 per cento abbia un contratto regolare. Le cose poi vanno peggio a Pavia, dove nemmeno le leggi e gli incentivi fiscali sembrano in grado di cambiare le cose.

 

Sull’argomento è intervenuto Antonio Valdi, presidente dell’Anmic, Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili il quale ha riferito: “Una battaglia da combattere e da vincere. In questi anni non è stato fatto nulla e così la nuova amministrazione provinciale si è trovata una situazione pregressa in cui la Legge viene disattesa. Non pensano alla crisi, alla congiuntura economica  credono di non avere un lavoro a causa della propria disabilità. Moralmente è un disastro ed economicamente è peggio, perché pesano sulla famiglia. Come associazione possiamo giusto far arrivare l’assegno di invalidità (260 euro al mese), con cui si risolve ben poco. Più dell’indennità abbiamo bisogno che molti disabili vengano reinseriti nel processo produttivo”.

Secondo le leggi, tra l’altro, almeno il 7% del personale di un’azienda dovrebbe essere diversamente abile e se la percentuale di disabilità dovesse superare il 74% la struttura non pagherebbe i contributi Inps, eppure come continua Valdi: “Neppure gli enti pubblici rispettano queste quote. Presto dovremmo ricevere la mappatura di tutte le aziende con le indicazioni relative ai disabili inseriti, in modo da capire quali rispettano la Legge e poter spingere gli organi preposti ad intervenire perché sia applicata la normativa, che consente anche la chiamata nominale per il 50% degli assunti.Capisco la crisi  ma le aziende dovrebbero comprendere che un disabile può rendere più di un normodotato perché spesso ha capacità superiori. Tra loro ci sono laureati, diplomati che magari non possiedono l’uso degli arti inferiori, pur avendo un cervello che funziona benissimo”.

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