Incendio Aruba: dati aziendali a rischio?

di La redazione Commenta

 Nei giorni scorsi Aruba ha mandato nel panico milioni di utenti e aziende in tutto il mondo, perché un incendio ai server, avvenuto nella notte tra il 28 e il 29 aprile, ha bloccato l’accesso ad altrettanti siti. Sembra un problema di poca rilevanza, invece, i danni sono stati incalcolabili anche perché molte imprese non hanno più potuto controllare i propri dati, altre non hanno potuto proseguire con le vendite o con le proprie pubblicità e, in questa occasione, ci si è davvero resi conto di quanto ormai internet sia indispensabile per fare andare avanti l’economia mondiale. A prendere fuoco è stata la la server-farm di Arezzo che gestisce i siti web di migliaia di piccole imprese soprattutto italiane e l’evento potrebbe avere delle ripercussioni ancora più a lungo termine. Del resto potrebbe essere oggetto di una class action, perché tutti gli utenti che hanno registrato dei danni adesso vogliono essere risarciti.

Se non vi è chiaro il tipo di disagio creato, perché non siete a conoscenza del giro economico della struttura virtuale, vi basterà sapere che il datacenter colpito conteneva in totale 1,5 milioni di siti web che hanno vissuto molte ore di blackout. Ovviamente da Aruba non si sono di certo nascosti ed hanno subito fatto sapere agli utenti non solo cosa era successo, ma anche che per qualche tempo si sarebbero avvertiti dei disagi fino a quando tutto non sarebbe stato rimesso a posto.  In particolare,  i clienti sono stati informati sull’avanzamento dei lavori di ripristino su Twitter ed hanno ricevuto più di un messaggio di scuse per quanto stava accadendo. Ciò però potrebbe anche non servire se una azione comune sarà richiesta nei confronti della farm on line.

I lavori di ripristino, comunque, sono continuati per tutta la giornata di venerdì, lasciando con l’impossibilità di connettersi oltre 1 milione di domini registrati e più di 1,5 milioni di clienti attivi. La richiesta di risarcimento, a questo punto potrebbe partire per legge e del resto, è presente pure nel contratto la clausola SLA sulla disponibilità del servizio e le imprese si preparano ad agire. A valutare con loro una class action ci stanno pensando pure le associazioni di consumatori Adoc e Codacons, visto che troppe strutture hanno perso molti potenziali clienti.

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