Aziende in crisi: cala la fertilità bovina

di La redazione Commenta

Una tendenza che in realtà si fa notare da anni ma ora ha raggiunto il suo culmine e in un periodo di crisi economica, questo rischia di gettare veramente nello sconforto molte aziende italiane. E’ calata parecchio, infatti, la fertilità delle bovine di razza Frisona e da quando il cambiamento si è notato, purtroppo, non si è riuscito a fare molto per fermare le perdite in termini economiche e per aiutare questi animali. Gli allevatori cercano invano la soluzione nelle loro stalle ma molto dipende dalla  genetica e dalla produzione esagerata di latte sia per qualità che per quantità. Il reddito delle imprese dunque cala e non si preveere nulla di buono per il futuro.

Sull’argomento è intervenuto Alessandro Fantini, veterinario di Perugia, uno dei massimi esperti nazionali di fertilita’ bovina il quale ha confermato: “Ci troviamo di fronte a una situazione che oggi puo’ essere considerata molto grave. Nel solo 2010, il milione e 100mila bovine controllate dall’Aia (Associazione Italiana Allevatori) hanno evidenziato un periodo medio di lattazione pari a 198 giorni, quando il valore ideale dovrebbe corrispondere a circa 156 giorni. In pratica, entro 100 giorni dal parto la bovina dovrebbe rimanere gravida; in realta’, causa la scarsa fertilita’, l’intervallo oggi e’ di circa 180 giorni. Troppi, per animali che potrebbero esprimere un potenziale ben diverso, in grado di assicurare agli allevatori una maggiore redditivita’”.

L’esperto ha poi continuato: “A questo riguardo tra noi addetti ai lavori esistono diverse tesi. Tra queste c’e’ chi sostiene che una selezione genetica molto spinta, se cosi’ vogliamo definirla, sia la principale indiziata. Io pero’ non sono di questo parere perche’ non esiste riscontro nei fatti, e soprattutto perche’ tra fertilita’ e produttivita’ non c’e’ nesso: sposare questa teoria vorrebbe dire rinunciare alla genetica e non credo sia una strada percorribile. In Israele, tanto per citare un esempio, le stalle piu’ produttive sono quelle che registrano i piu’ elevati indici di fertilita’. A mio giudizio le radici di questo problema sono altre e originano, in molti casi, nel non aver saputo rinnovare il management aziendale di fronte ad animali che, grazie alla genetica, si sono trasformati da utilitarie a fuoriserie, e proprio per questo richiedono un approccio molto diverso da quello che si adottava anni fa”.

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