Giappone: ancora in crisi il settore dell’auto

di La redazione Commenta

 Ancora problemi in Giappone, dopo il terremoto che l’ha messo veramente a dura prova lo scorso 11 marzo 2011. Il disagio più grande, come è noto, è stato causato dallo tsunami successivo all’onda sismica e da allora molti stabilimenti che si trovavano dalle parti dell’area colpita a Fukushima, sono bloccati. Qui sorgevano le sedi principali dei maggiori brand di tutto il mondo, soprattutto nel settore fotografio e, ancora di più, automobilistico. In più, parecchie industrie producevano per entrambi i campi, i piccoli pezzi di ricambio che ora mancano e la produzione non può proseguire. Già, perché il Paese del Sol Levante in questo senso era l’unico che era in grado di dare vita a minuscoli componenti per il corretto funzionamento di sofisticati dispositivi e, adesso, non si può fare altro che attendere che qualcosa si muova. Intanto, il giro di miliardi intorno alla vendita di vetture giapponesi, è quasi bloccato.

A crollare soprattutto le due principali aziende nazionali, la Toyota e la Nissan. Nel primo caso, è avvenuto un vero e proprio collasso con un meno 63% di vendite mentre per la Nissan il terribile calo ha riguardato il 52 per cento. Va male pure per la Honda con un -62,9%. Una situazione ancora più grave di quello che sembri, visto che tutto ciò provocherà magari la fine di un primato per la Toyota, che vantava il titolo di primo costruttore mondiale. Un riconoscimento che aveva acquisito nel 2008. Nella scala delle preferenze, quindi, potrebbe calare dal primo posto e farsi superare anche Volkswagen.

Gli stabilimenti riaperti che tentano di ritornare alla normalità, fanno comunque molta fatica e proprio non riescono a vendere come un tempo, soprattutto perché le componenti elettroniche sono difficili da trovare, costano molto di più e scarseggiano. Una situazione che potrebbe non cambiare almeno fino a dicembre. Lo stesso sta accadendo pure nei Paesi vicini, tanto che gli stabilimenti in Cina lavoreranno al 30-50% della loro capacità fino al 3 Giugno mentre quelli presenti in India e Thailandia opereranno al 50%, fino alla stessa data più o meno.

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