Giappone, aziende automobilistiche bloccate da un microchip

di La redazione Commenta

 Le aziende automotive giapponesi, purtroppo, sono pronte loro malgrado ad incassare un altro duro colpo che potrebbe ritardare anche di molto la produzione. A registrare problemi con conseguenti disagi per le imprese che vi si affidano costantemente, è la Renesas Electronics, il più grande produttore al mondo di microcontroller automotive, cioè dei cervelli elettronici che controllano i sistemi di milioni di veicoli costruiti dalle grandi case automobilistiche. Quest’ultima a seguito del devastante terremoto dello scorso 11 marzo, con conseguente tsunami ha preso delle decisioni drastiche in merito alla sua organizzazione interna. Sposterà a breve la produzione da un impianto distrutto dal sisma al altre due fabbriche e questo causerà un ritardo ulteriore, lungo anche mesi, nella spedizione dei componenti. Un problema che interessa, ovviamente, non soltanto il Paese del Sol Levante ma praticamente tutto il mondo.

Una situazione al limite, in quanto il gruppo controlla ben il 41 per cento del mercato globale dei chip per la produzione automotive. Se non riesce a consegnare in tempo, tutta la catena di montaggio ne subisce le conseguenze. Il terremoto, del resto, ha messo in subbuglio totale anche il mondo del lavoro e se si calcola che il Giappone soprattuto nel settore fotografico e automobilistico era in certi casi l’unico produttore mondiale di vari pezzi, si capisce bene di quale danno di proporzioni mondiali stiamo parlando.

A rischio, al momento, soprattutto la produzione delle case automobilistiche giapponesi e nord americane. Il trasferimento delle linee produttive della Renesas potrebbe richiedere fino a due mesi, con conseguenti ritardi di circa quattro mesi. Un grave danno, visto che una moderna automobile utilizza da 30 ad oltre 100 microchip essenziali in sistemi come freni di parcheggio, controllo motore, sistemi di intrattenimento, controllo di stabilità e servosterzi.Le applicazioni sono specifiche e non possono avvenire delle sostituzioni con facilità. A tal proposito, è intervenuto Matteo Fini, analista senior della Supplier Business: “La situazione è molto difficile. Vedo troppi problemi nel cercare di sostituire i dispositivi”.

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