Aziende di tutto il mondo in crisi dopo terremoto Giappone

di La redazione Commenta

Chi crede ancora che il terremoto dello scorso 11 marzo in Giappone e il conseguente tsunami, abbiano causato dei gravi danni soltanto al Paese del Sol Levante, si sbaglia di grosso. L’onda anomala che ha messo fuori uso e in pericolo le centrali nucleari, sta paralizzando mezzo mondo, soprattutto nel settore fotografico e automobilistico. A partire dalla General Motors in Louisiana, che ha già tagliato di un quarto lo stipendio ai suoi dipendenti. Si passa, poi, a Peugeot e Citroen che non possono al momento realizzare i motori diesel perché manca un pezzo prodotto in Giappone che non arriverà a breve. La Toyota, poi, primo produttore al mondo di automobili, vive il momento più buio della sua esistenza.

L’economia mondiale, come se non bastasse la crisi economica degli ultimi due anni, è in ginocchio e non si riescono a contare le perdite in corso. La Sony che aveva annunciato la riapertura delle fabbriche, ne ha dovuto chiudere quattro per mancanza di materie prime. Panasonic, attraverso un comunicato ha invitato i cittadini a spegnere le insegne luminose di tutti gli edifici del Giappone e nelle sue aziende ha ordinato di non accendere macchinari non indispensabili. Nikon ha chiuso lo stabilimento a Sendai, nel quale vengono prodotte le reflex professionali. Canon ha sospeso la produzione in 8 stabilimenti. Vanta l’ausilio di 110 fornitori, che però sono tutti in crisi per il terremoto.

Uno scenario desolante che non è diverso per le aziende automobilistiche. Toyota, il primo costruttore mondiale di auto, ha fermato le linee di assemblaggio in Giappone da alcuni giorni. Tuttavia, potrebbe anche decidere di riprendere il lavoro in queste ore.Honda, Nissan e Subaru hanno interrotto la produzione negli impianti localizzati nelle aree del paese più colpitee la General Motors ha ridotto ai dipendenti lo stipendio del 25 per cento. Ford, non fa sapere nulla ma sembra strano che non risenta di questo disastro.

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