Ceramics of Italy, per tutelare le aziende italiane che producono ceramiche

di La redazione Commenta

 Ci sono settori, soprattutto nel campo dell’artigianato che pur riguardando aziende anche piuttosto grandi, non vantano la giusta tutela e, in più, non vengono messi in giusta luce e, quindi, i loro prodotti peculiari rischiano di essere copiati pure all’estero, se non si mettono in atto una serie di protezioni ad hoc. Il famoso “Made in Italy”, di proprietà di Confindustria Ceramica, invece, servirà nei prossimi mesi per tutte le imprese aderenti a fare maggior chiarezza sulle proprie produzioni caratteristiche.In particolare, in questo momento in primo piano ci sono Confindustria Ceramica e Unindustria Viterbo le quali hanno lavorato di concerto al fine di dare vita finalmente a “Ceramics of Italy”, il nuovo marchio a tutela dei prodotti ceramici che è stato presentato da poco a Civita Castellana.

Un incontro per suggellare tale importante passo per l’economia italiana e per la tutela delle sue particolarità, anche se in effetti la protezione del settore ceramico esiste già da circa 40 anni. Il marchio creato ora, però, fa parte della giusta evoluzione di quello pensato agli inizi del 2000 da Armando Testa, uno dei più importanti designer italiani.Si tratta, insomma, di una specie di restyling a livello di aspetto e anche per quel che concerne la sua reale valenza sul territorio e pure all’estero.

Fino ad oggi la tutela era prevista per le piastrelle e poco altro, ma adesso le cose cambiano come è venuto fuori anche nel corso dell’appuntamento a tema. A questo proposito è intervenuto Enrico Lupi, responsabile area economia Confindustria Ceramica: “E’ un lavoro che parte da lontano, si tratta di un nuovo elemento unificante per i settori ceramici piastrelle, sanitari e stoviglieria. La tutela è particolarmente importante anche in assenza di una specifica normativa europea sul settore”. Interessante, infine, pure il commento di Cristina Faedi, responsabile area promozione di Confindustria Ceramica, la quale ha ribadito: “non c’è sostituzione del brand aziendale, ma affiancamento. La concessione rimane in vigore fino a quando l’Associazione continua ad adottare il marchio, ma l’impresa associata che non fosse più interessata può recedere in qualunque momento”.

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